Federico Tesio amava dire di sé di essere soltanto un dilettante, eppure nessuno come lui ha saputo incidere, con la propria filosofia, la storia del purosangue e, più in generale, del modo in cui oggi concepiamo il cavallo. Nato a Torino nel 1869, con una formazione che intrecciava studi classici, interesse per le scienze naturali e un’inesauribile curiosità per ogni forma di sapere, Tesio trasformò la sua vita in un laboratorio vivente. A Dormello, sulle rive del Lago Maggiore, costruì la sua scuderia di allevatore, osservatore, studioso e sperimentatore: un luogo in cui i cavalli erano seguiti con cura meticolosa, osservati in ogni aspetto fisico, mentale e caratteriale, registrati con una precisione che ancora oggi stupisce. Non era solo l’uomo che selezionava genealogie destinate a segnare il mondo delle corse con campioni come Nearco e Ribot, ma anche il visionario e, possiamo dire, precursore nel suo modo di concepire il cavallo come atleta. Il cavallo Atleta, oggi può sembrarci un’affermazione quasi scontata, soprattutto dopo il lavoro della Federazione Italiana Sport Equestri che ha portato al suo riconoscimento ufficiale a livello legislativo in Italia. A fine ‘800 e inizi ‘900, Tesio, nella sua grandezza, aveva iniziato a comprendere che il cavallo andasse studiato e interpretato come un vero e proprio atleta a tutti gli effetti e non come un mezzo o strumento. Un atleta che va seguito, allenato, studiato e rispettato a 360 gradi. Certo, lui ancora non utilizzava il termine “atleta” perché la concezione di atleta in quanto tale, anche per l’uomo, era ancora lontana dall’essere riconosciuta, però aveva un approccio verso i suoi cavalli, che possiamo riscontrare in quest’opera, che dona una complessità e profondità di sguardo tali da giustificare la grandezza dei campioni che ha forgiato.
Il libro Il Purosangue animale da esperimento. Tocchi in penna al galoppo rappresenta forse la testimonianza più chiara di questa visione (la dicitura “animale de da esperimento” non è da travisare. E’ intesa nel senso buono di animale da studiare e da conoscere). Tesio raccoglie riflessioni scientifiche e narrative, analisi tecniche e descrizioni vibranti di ippodromi e corse, muovendosi con naturalezza tra la precisione dello scienziato e l’intuizione del poeta. Quando scrive che “la vista del cavallo da corsa non è solo un fatto ottico, ma un fatto psicologico; egli non vede soltanto, ma intuisce, reagisce, immagina”, anticipa una concezione moderna dell’atleta, che non è solo corpo ma anche mente, sensibilità, emozione. È una lezione che oggi troviamo confermata sempre più nel mondo degli Sport Equestri: l’allenamento ed il lavoro di un cavallo richiede attenzione non solo verso il gesto atletico ma, soprattutto dopo gli attuali insegnamenti di Andrew McLean, al benessere psicologico, emotivo ed alla capacità e modalità di interazione e creazione di un rapporto con l’uomo.
Nelle sue pagine emergono intuizioni che rivelano un metodo di lavoro scientifico ante litteram. Tesio formula la “legge del simile ma non uguale”, sottolineando come i figli somiglino ai genitori ma non li replichino mai: è nella variazione che si annida il progresso. Non è solo una regola di genetica, ma un principio che vale ancora oggi nella selezione e nella preparazione degli atleti cavalli, dove l’unicità di ogni individuo va riconosciuta e valorizzata. E quando afferma che “un cavallo può essere costruito in modo perfetto, ma senza volontà e coraggio non sarà mai un campione”, mostra una sensibilità che travalica il suo tempo, capace di intuire l’importanza del carattere, della mente e dell’attitudine interiore.
Nella seconda parte dell’opera, Tesio si fa narratore dell’ippica italiana dei suoi anni: gli ippodromi, il gergo dei giocatori, le scuderie, i fantini. Ma anche qui la sua voce è quella di un uomo che vede oltre: nelle corse non scorge solo il frastuono della folla o il brivido della scommessa, ma la celebrazione di un atleta che ha dietro di sé cura, studio, sacrificio. L’ippica, per Tesio, è cultura e scienza insieme, è un rito collettivo che riconosce al cavallo il ruolo di protagonista.
Il valore del libro non è solo storico, ma attuale e fortemente consigliato a tutti gli appassionati, di Ippica e Sport Equestri. In un tempo in cui l’ippica rischiava di essere ridotta a mera macchina economica, Tesio ricorda che ogni cavallo è un mondo, un individuo, un atleta con bisogni e dignità. Alcune sue teorie sono state superate dalla scienza moderna, ma la sua visione rimane intatta: quella di un rapporto fondato sulla conoscenza, sull’osservazione e sul rispetto. Leggere e rileggere oggi Tocchi in penna al galoppo significa riconoscere che la strada tracciata da Tesio è stato l’inizio di un percorso di straordinaria lungimiranza che ci ha condotto verso l’odierna conquista del diritto del cavallo di essere riconosciuto come un atleta, grazie al lavoro della FISE, e ponendo così le basi di un’etica sportiva che il nostro presente sta facendo propria.
